Gli animali allo stato selvatico a volte perdono uno o entrambi i genitori. In tali circostanze è improbabile che sopravvivano. La maggior parte degli animali orfani morirà di fame, di disidratazione o sarà mangiata dai predatori. L’esiguo numero di orfani che sopravvive è spesso sottoposto a terribili disagi.
Per ragioni evolutive, la maggior parte degli animali muore poco dopo essere venuta al mondo. È molto difficile sopravvivere per gli animali molto giovani. La maggior parte degli animali appena nati non riceve cure parentali, il che ne aumenta il rischio di morte. Ma coloro che ricevono tali cure possono dipendere così tanto da esse che perderle significa morte quasi certa.
Inoltre, molti animali non umani hanno forti legami emotivi con le loro famiglie, sentono terribilmente la mancanza dei loro genitori e provano dolore quando muoiono. Anche gli animali gregari rimasti orfani possono soffrire di solitudine perché privati dell’interazione sociale che è così essenziale per il loro benessere. Fortunatamente, gli esseri umani possono aiutare gli animali orfani, salvandoli e fornendo loro le cure di cui hanno bisogno, anche se questo accade raramente. È comune solo il salvataggio di orfani che appartengono a specie a rischio di estinzione, per motivazioni conservazioniste. Ovviamente questo va a favore degli animali che vengono aiutati. Tuttavia, aiutare gli animali orfani dovrebbe essere fatto per il bene degli animali stessi, indipendentemente da quanti altri individui appartengano alla stessa specie. Di seguito sono riportati esempi dell’operato di alcuni orfanotrofi e dei modi che esistono per aiutare gli animali rimasti orfani.
I rinoceronti danno alla luce un solo cucciolo dopo un periodo di gestazione di 15 mesi. I piccoli rimangono con le madri per un periodo compreso tra i due e i quattro anni.1 Se rimangono orfani, è molto improbabile che sopravvivano. Un orfanotrofio in Sud Africa è stato istituito nel 2001 per salvare i rinoceronti. Al momento in cui questo articolo viene scritto, stanno attualmente fornendo assistenza a più di quaranta rinoceronti.2
Anche gli elefanti possono rimanere orfani, a causa della siccità, o restando intrappolati nel fango, ad esempio. Lo Sheldrick Wildlife Trust si prende cura degli elefanti e dei rinoceronti orfani e al momento in cui questo articolo viene scritto l’organizzazione ha allevato con successo 244 elefanti orfani e 17 rinoceronti. Per un elenco degli orfani di cui si prendono cura attualmente, comprendente il motivo per cui sono rimasti orfani, vedere qui.
Questo articolo racconta la storia di “Ewok”, una cucciola di scoiattolo rosso rimasta orfana dopo che sua madre è stata investita da un’auto. È stata curata per le sue ferite e nutrita con una siringa. È stata curata fino a quando non è stata abbastanza grande e abbastanza forte da essere rilasciata in natura. Gli scoiattoli grigi vengono svezzati intorno alle 10 settimane e in genere lasciano la madre intorno alle 12 settimane. Solo 1 cucciolo di scoiattolo su 4 sopravvive fino al primo compleanno.3 Quelli che rimangono orfani prematuramente hanno ancora meno probabilità di sopravvivere.
Questo cucciolo di foca orfano è stato trovato a camminare a circa un miglio dall’oceano. Era malnutrita e sottopeso. È stata assistita al Tracy Animal Center vicino a Sacramento fino a quando non è stata in grado di essere rilasciata. Le otarie in genere svezzano i loro cuccioli intorno ai 9 mesi. Il loro ciclo di alimentazione prevede di trascorrere cinque giorni in mare a nutrirsi da soli prima di tornare nei loro luoghi di riproduzione dove trascorrono due giorni ad allattare i loro cuccioli.4 Le foche sono cacciate da squali e orche ed è molto probabile che se una madre che allatta viene uccisa, il suo cucciolo morirà di fame. Nelle colonie dense madre e cucciolo possono correre facilmente il rischio di venire separati e i tassi di mortalità per i cuccioli di un mese in colonie dense sono compresi tra il 31% e il 49%.5
Il Senkwekwe Mountain Gorilla Orphanage Center nel Parco nazionale di Virunga nella Repubblica Democratica del Congo è un santuario per la cura e la protezione dei gorilla di montagna orfani e dei gorilla delle pianure orientali. I cuccioli di gorilla sono estremamente dipendenti dalle loro madri ed è altamente improbabile che sopravvivano da soli se la loro madre viene uccisa. I neonati sono allattati almeno una volta all’ora per il primo anno e continuano ad essere allattati con frequenza decrescente fino allo svezzamento, tra i 3 e i 6 anni.6 Per i primi cinque mesi non lasciano mai il fianco della madre. A 30 mesi trascorrono circa la metà del tempo con le madri. Dopo lo svezzamento iniziano a dormire in un nido separato. Raggiungono la maturità intorno ai 10-13 anni.7
Il video qui sotto mostra due madri primipare, Brighter e Akiba, che si prendono cura dei loro cuccioli presso il Limbe Wildlife Center in Camerun. Entrambe le madri sono rimaste orfane da piccole. Sono state, poi, vendute come animali domestici prima di essere salvate. Grazie alla dedizione e alla cura dei soccorritori sono cresciute e hanno avuto figli sani.
Come i gorilla, i piccoli di scimpanzé dipendono totalmente dalle loro madri per diversi anni. Da neonati e da giovani beneficiano di uno stretto rapporto con le loro madri, in termini di cibo, calore, protezione e apprendimento di preziose abilità sociali e di sostentamento. Gli scimpanzé sono in contatto fisico pressoché costante con le loro madri per il primo anno di vita. All’età di due anni iniziano a muoversi e a sedersi separatamente dalle madri, ma mai a più di cinque metri di distanza. Da quel momento diventano gradualmente più indipendenti fino a quando non vengono svezzati tra i quattro e i sei anni.8 Chimfunshi è un orfanotrofio e rifugio per gli scimpanzé. Attualmente l’organizzazione si prende cura di 120 scimpanzé.
Gli oranghi sono completamente dipendenti dalle loro madri per almeno i primi due anni della loro vita. Sono svezzati tra i 3 ei 4 anni, ma restano con le loro madri per altri cinque anni per apprendere le abilità di cui avranno bisogno per sopravvivere da soli.9 Queste abilità prevedono il trovare cibo, l’evitare i predatori, il costruire un nido e altre abilità sociali, comprese le abilità richieste a una femmina per crescere con successo i propri figli. Il legame tra le madri orangotango e i loro cuccioli è insolitamente forte, con le femmine che tornano a visitare le loro madri fino ai sedici anni.10 Il video qui sotto mostra la vicinanza del legame madre figlio e il tipo di abilità che una madre orangotango deve insegnare al proprio figlio.
La Borneo Orangutan Survival Foundation è stata fondata nel 1991 per salvare gli oranghi orfani. Al momento in cui questo articolo viene redatto, si prendono cura di oltre 600 orfani nei loro due centri nel Borneo che vengono nutriti da madri surrogate che si prendono cura di loro 24 ore su 24. Quando sono pronti si recano alla scuola forestale dove imparano a procurarsi il cibo e a costruire il nido. Coloro che apprendono adeguatamente le abilità di cui hanno bisogno per sopravvivere vengono portati su un’isola pre-rilascio, dove vivono in modo indipendente mentre sono strettamente monitorati dai tecnici. Una volta che hanno dimostrato di essere in grado di vivere da soli, vengono rilasciati in foreste selvagge protette dove vivranno in modo completamente indipendente.
Ninita, una uistitì pigmeo sorda abbandonata dai suoi genitori è stata salvata dalla Rare Species Conservatory Foundation. Prendersi cura di lei prevedeva anche farle dei massaggi con uno spazzolino da denti, per insegnarle a pulirsi e per darle l’affetto che avrebbe dovuto ricevere dai suoi genitori. Nonostante fosse sorda, Ninita ha socializzato con successo ed è stata introdotta agli altri utititì pigmei salvate al centro. Il video qui sotto mostra Ninita che si gode un massaggio.
Questo procione è caduto da un albero nel cortile di una famiglia. Aveva solo un mese, si era rotta la zampa posteriore ed era molto debole. Dopo aver aspettato il ritorno della madre, la famiglia ha dedotto che fosse rimasta orfana. Dato che non esisteva un centro di soccorso per procioni dove potessero portarla, hanno deciso di allevarla da soli e di chiamarla Pumpkin (Zucca). L’hanno nutrita e le hanno dato un riparo e quando la sua zampa è guarita l’hanno presentata ai loro cani. Non sarebbe sopravvissuta allo stato selvatico. Ma ha una bella vita con la sua famiglia adottiva. Senza il loro aiuto Pumpkin sarebbe sicuramente morta. Il video qui sotto racconta la sua storia.
Questo corvo è stato spinto fuori dal suo nido da sua madre. Una famiglia, vedendo che veniva avvicinato da gatti selvatici e che sua madre non avrebbe fatto nulla, ha deciso di accoglierlo e prendersi cura di lui fino a quando non fosse stato in grado di vivere da solo. I video qui sotto raccontano la storia di quattro corvi allevati da un veterinario e dalla sua famiglia. Il nido è caduto dall’albero. Sapendo che la loro migliore possibilità di sopravvivenza era con i loro genitori, hanno rimesso il nido sull’albero. Con il passare del tempo, tuttavia, è stato chiaro che il nido era stato abbandonato. La famiglia li ha allevati con successo fino a quando non sono stati abbastanza grandi da vivere in modo indipendente e integrati con altri corvi selvatici della zona.
Il video qui sotto mostra un pettirosso orfano che viene nutrito e trattato con antibiotici.
Come per i mammiferi, è di vitale importanza sapere quando aiutare un uccello apparentemente orfano e quando lasciarlo da solo. Questa guida di un ornitologo della Cornell University fornisce dettagli su quando e come salvare e prendersi cura di un corvo orfano.
Le tartarughe marine non forniscono cure parentali ai loro piccoli.11 Dopo aver coperto le sue uova, la madre torna in mare e non svolge più alcun ruolo nel proteggere o nutrire i suoi figli. Di conseguenza, il numero di tartarughe che raggiungono l’età adulta è molto basso, forse 1 su 1.000.12 “Orfano” è un termine difficile da applicare agli animali che non forniscono alcuna assistenza genitoriale, quindi in un certo senso o tutte le tartarughe marine sono orfane o nessuna lo è. In ogni caso, è innegabile che gli altissimi tassi di mortalità nelle giovani tartarughe causino molta sofferenza. Le persone hanno fatto sforzi per aiutare i piccoli di tartaruga a sopravvivere, anche se per motivi conservativi.13 Il video qui sotto mostra i volontari nel santuario degli animali di Wellfleet Bay che sorvegliano le tartarughe.
A volte i piccoli di tartaruga si disorientano e non riescono a trovare la strada per il mare. A volte ciò è dovuto a luci artificiali che disturbano il senso dell’orientamento delle tartarughe. Una spiaggia a Bonaire è vicino ad un aeroporto e le luci intense hanno distratto le tartarughe appena nate e le hanno fatte strisciare nella direzione sbagliata. I volontari hanno formato un muro umano per guidare le tartarughe verso il mare. In altri casi i piccoli di tartaruga possono perdersi e morire. Il video qui sotto mostra un biologo che aiuta le tartarughe smarrite in mare.
I casi sopra dimostrano che gli esseri umani in molti casi possono aiutare gli animali orfani, sebbene sia importante riconoscere che in molti casi ciò viene fatto per motivi conservazionisti, piuttosto che per il bene del singolo animale stesso. Se rifiutiamo lo specismo e accettiamo che la sofferenza degli animali selvatici sia importante, allora possiamo vedere che abbiamo forti ragioni per aiutare tutti gli animali orfani, indipendentemente dalla loro specie. Dobbiamo anche sviluppare le nostre conoscenze su come aiutare al meglio gli animali orfani di tutte le specie.
Bovenkerk, B.; Stafleu, F.; Tramper, R.; Vorstenbosch, J. & Brom, F. W. A. (2003) “To act or not to act? Sheltering animals from the wild: A pluralistic account of a conflict between animal and environmental ethics”, Ethics, Place and Environment, 6, pp. 13-26.
Dawkins, R. (1995) “God’s utility function”, Scientific American, 273, pp. 80-85.
Donaldson, S. & Kymlicka, W. (2011) Zoopolis: A political theory of animal rights, Oxford: Oxford University Press.
Dorado, D. (2015) “Ethical interventions in the wild: An annotated bibliography”, Relations: Beyond Anthropocentrism, 3, pp. 219-238 [consultato il 6 novembre 2015].
Faria, C. & Paez, E. (2015) “Animals in need: The problem of wild animal suffering and intervention in nature”, Relations: Beyond Anthropocentrism, 3, pp. 7-13 [consultato il 6 novembre 2015].
Hadley, J. (2006) “The duty to aid nonhuman animals in dire need”, Journal of Applied Philosophy, 23, 445-451.
Horta, O. (2013) “Zoopolis, intervention, and the state or nature”, Law, Ethics and Philosophy, 1, pp. 113-25 [consultato il 21 gennaio 2016].
Horta, O. (2015) “The problem of evil in nature: Evolutionary bases of the prevalence of disvalue”, Relations: Beyond Anthropocentrism, 3, pp. 17-32 [consultato il 14 ottobre 2015].
Kirkwood, J. K. & Sainsbury, A. W. (1996) “Ethics of interventions for the welfare of free-living wild animals”, Animal Welfare, 5, pp. 235-243.
Kirkwood, J. K.; Sainsbury, A. W. & Bennett, P. M. (1994) “The welfare of free-living wild animals: Methods of assessment”, Animal Welfare, 3, pp. 257-273.
Morris, M. C. & Thornhill, R. H. (2006) “Animal liberationist responses to non-anthropogenic animal suffering”, Worldviews, 10, 355-379.
Ng, Y-K. (1995) “Towards welfare biology: Evolutionary economics of animal consciousness and suffering”, Biology and Philosophy, 10, pp. 255-285.
Nussbaum, M. C. (2006) Frontiers of justice: Disability, nationality, species membership, Cambridge: Harvard University Press.
Paez, E. (2015) “Refusing help and inflicting harm: A critique of the environmentalist view”, Relations: Beyond Anthropocentrism, 3, pp. 165-178 [consultato il 10 novembre 2015].
Tomasik, B. (2015) “The importance of wild animal suffering”, Relations: Beyond Anthropocentrism, 3, pp. 133-152 [consultato il 20 novembre 2015].
Tomasik, B. (2019 [2013]) “Ideas for volunteering to reduce wild-animal suffering”, Essays on Reducing Suffering, May 13 [consultato il 19 dicembre 2020].
Torres, M. (2015) “The case for intervention in nature on behalf of animals: A critical review of the main arguments against intervention”, Relations: Beyond Anthropocentrism, 3, pp. 33-49 [consultato il 11 dicembre 2015].
1 Rhino Conservation Botswana (2021) “How to tell black and white rhinos apart”, Rhino Conservation Botswana [consultato il 31 agosto 2021].
2 Care for Wild Rhino Sanctuary (2021) “Adopt an orphan rhino”, Care for Wild Rhino Sanctuary [consultato il 25 agosto 2021].
3 Koprowski, J. L. (1994) “Sciurus carolinensis”, Mammalian Species, 480, pp. 1-9.
4 La natura esatta del ciclo di alimentazione e il periodo di tempo fino allo svezzamento del cucciolo variano a seconda della specie. Vedi le pagine MarinoBio sulle otarie sudamericane e le otarie dell’Artico per maggiori informazioni.
5 Seal Conservation Society (2019) “South American fur seals, Arctocephalus australis”, MarineBio [consultato il 31 agosto 2019].
6 Stewart, K. J. (1988) “Suckling and lactational anoestrus in wild gorillas (Gorilla gorilla)”, Reproduction, 83, pp. 627-634 [consultato il 4 dicembre 2019].
7 Nowell, A. A. & Fletcher, A. W. (2007) “Development of independence from the mother in Gorilla gorilla gorilla”, International Journal of Primatology, 28, pp. 441-455.
8 Cawthon Lang, K. A. (2006) “Primate factsheets: Chimpanzee (Pan troglodytes) behavior”, Primate Info Net, April 13 [consultato il 1 settembre 2019].
9 Cawthon Lang, K. A. (2005) “Primate factsheets: Orangutan (Pongo) behavior”, Primate Info Net, June 13. Orangutan Appeal UK (2019) “Orangutan information”, Orangutan Appeal UK [consultato il 9 settembre 2019].
10 Animals Asia (2017) “Why separation is so devastating for orangutan mothers and infants”, Animals Asia, 15 November [consultato il 1 settembre 2019].
11 Per una possibile eccezione vedere Ferrara, C. R.; Vogt, R. C.; Sousa-Lima, R. S.; Tardio, B. M. R. & Bernardes, V. C. D. (2014) “Sound communication and social behavior in an Amazonian river turtle (Podocnemis expansa)”, Herpetologica, 70, pp. 149-156.
12 Sea Turtle Conservancy (2021) “Information about sea turtles: General behavior”, Sea Turtle Conservancy [consultato il 2 settembre 2021].
13 Gillingwater, S. D. (2008) “Effectiveness of nest protection and artificial egg incubation for turtles in Ontario”, Toronto Zoo [consultato il 25 ottobre 2019].