Close up of caterpillar climbing on branches

Il problema della coscienza

Essere cosciente vuol dire avere qualsiasi tipo di esperienza.1 Un’esperienza è qualsiasi cosa di cui ci si rende conto di avere. Può essere la sensazione di qualcosa che avviene all’esterno o all’interno del proprio corpo. Può essere provare un sentimento o un pensiero di qualsiasi tipo. Un’esperienza è positiva quando chi la vive prova piacere, si sente soddisfatto o gratificato. È negativa quando si prova una qualsiasi forma di sofferenza. Soffrire, quindi, vuol dire avere esperienze negative e anche tutte le altre emozioni e condizioni che viviamo sono esperienze. Proprio il fatto di avere esperienze vuol dire, come detto prima, essere cosciente.

Quest’idea si può mostrare anche dicendo che gli esseri che hanno esperienze sono senzienti. Essere senziente significa essere cosciente e viceversa. La differenza tra i termini è solo di origine semantica, poiché in pratica sono la stessa cosa. Entrambi significano “capacità di avere esperienze”. La parola “senziente” si focalizza di più sull’”essere cosciente di qualcosa”, cioè dell’esperienza che viviamo, mentre la parola “cosciente” sull’”essere cosciente di qualcosa”, cioè rendersi conto di vivere certe esperienze. È una distinzione banale: ci troviamo di fronte a espressioni che si riferiscono alla stessa cosa.

Con questo, dobbiamo dire che per vivere un’esperienza bisogna avere qualcuno che la viva. Così, un organismo che vive delle esperienze possiamo chiamarlo soggetto, cioè un “qualcuno” che possiede tali esperienze, un “io” cosciente. La questione che dobbiamo affrontare è questa: in quali esseri avviene tutto questo? O, detto in un altro modo, che tipo di struttura deve avere un organismo per non essere semplicemente un insieme di cellule affinché sia ritenuto un essere cosciente?2

In cosa consiste il problema della conscienza

Il problema della coscienza è il seguente: com’è possibile che, a partire da una base meramente materiale (un cervello o un sistema nervoso centrale), possa nascere la coscienza.3 In che modo questa materia dev’essere organizzata e come deve funzionare, che tipo di struttura deve avere un organismo e come deve funzionare affinché sia possibile tutto ciò. Bisogna rispondere a due domande. La più complessa, vale a dire quella che riguarda il problema della coscienza, consiste nel conoscere il modo in cui la materia del sistema nervoso centrale esercita le sue funzioni e opera perché nasca la coscienza. Questo ci porta alla seconda domanda, vale a dire conoscere il tipo di struttura affinché tutto ciò sia possibile. Con quest’esempio capiremo meglio: quando suoniamo il violino, produciamo dei suoni. Per sapere come sia possibile, bisogna sapere come nasce la musica: il modo in cui si suonano le corde e, una volta suonate, come mai si sente la musica. Una volta risolto questo problema (parallelo a quello della coscienza), potremmo conoscere il modo in cui un violino deve essere costruito perché possa emettere le note. Allo stesso modo, scopriremo come altri strumenti non produrranno le stesse note del violino.

Perché solo gli esseri con un sistema nervoso centrale possono essere senzienti

Se non scopriamo esattamente come suona il violino, non sapremo mai con precisione che tipo di struttura deve avere. Possiamo scartare già in anticipo alcune forme di strumenti che non suoneranno come un violino perché non hanno la struttura adatta a farlo. Ad esempio, sappiamo che un violino senza corde non suonerà. Lo stesso succede nel caso della coscienza. Se non sappiamo come nasce, non potremo sapere con precisione quali organismi possano essere senzienti. Però conosciamo alcune condizioni fondamentali senza le quali la coscienza non nasce: è necessario che un organismo abbia un sistema nervoso centrale. In questo modo sappiamo che gli organismi senza sistema nervoso centrale non possono essere coscienti. I sistemi nervosi senza centralizzazione trasmettono delle informazioni su danni o stimoli che hanno avuto luogo in una parte dell’organismo, ma tali informazioni non scaturiscono un’esperienza, poiché non esiste nessuno che possa averla. Senza centralizzazione non esiste luogo o organo nel quale un insieme sufficiente di cellule nervose interagiscano per valutare tale esperienza e non per trasmetterla solamente. Un’esperienza nasce quando l’informazione viene valutata.

Archi riflessi: un esempio su come opera un sistema nervoso senza dar luogo a esperienze

Un esempio è nel nostro organismo, vale a dire l’arco riflesso. Se si colpisce una zona precisa del ginocchio, il piede si muove automaticamente e indipendentemente senza la nostra decisione, perché le informazioni che partono dal ginocchio, una volta colpito, si dividono e percorrono due strade diverse. In una viaggiano attraverso il nostro midollo spinale fino al cervello, dove saranno elaborate, dando luogo all’esperienza del colpo. Nell’altra viaggiano in un altro circuito attraverso il quale, dopo essere state trasmesse al midollo spinale, arrivano ai muscoli che muovono il nostro piede senza passare dal cervello. In questo modo le informazioni percorrono una strada più breve, a forma di arco (da qui il nome “arco riflesso”), che permette un rapido movimento dell’arto colpito. Il motivo dell’esistenza di questo doppio meccanismo non è difficile da comprendere: in caso di pericolo, come un’aggressione esterna, alcune parti del nostro corpo possono subire dei danni se non le muoviamo velocemente. Non succederebbe se dovessimo pensare di muoverle a causa del dolore, invece di farlo automaticamente.

La cosa importante è che le informazioni trasmesse nell’arco non arrivano mai a essere verificate, perché non elaborate dal cervello. I sistemi nervosi senza centralizzazione operano allo stesso modo dell’arco riflesso: trasmettono le informazioni dalle cellule che ricevono certi stimoli a quelle che devono muoversi, senza però che ci sia coscienza. In questi casi la trasmissione delle informazioni avviene meccanicamente. Le informazioni trasmesse da questi sistemi nervosi non danno luogo a esperienze, poiché non c’è nessuno che le sente, visto che non esiste un centro nervoso che le elabora.

Per questo motivo bisogna scartare l’idea che un essere con sistema nervoso non centralizzato possa essere senziente, allo stesso modo in cui succede nel caso degli organismi senza sistema nervoso (spiegato in modo più dettagliato nella sezione su quali esseri non sono senzienti).

Cosa sappiamo e cosa non sappiamo circa lo scaturirsi della coscienza

In che modo esattamente operano gli organi centrali del nostro sistema nervoso affinché si manifesti la coscienza? Non lo sappiamo.

Recentemente si cerca di capire quali siano i correlati neurali della coscienza negli esseri umani. I correlati neurali della coscienza sono gli “eventi neurali”, cioè in che modo funzionano e operano gruppi di neuroni perché avvenga una certa operazione mentale.4 In relazione, vengono esaminati pazienti umani che hanno subito lesioni cerebrali e che hanno perso irreversibilmente la coscienza (o una forma di questa) per scoprire la base fisica della coscienza. Tutti questi studi, tuttavia, non sono ancora approfonditi. Ci vorrà molto tempo perché si conosca qualcosa di una certa identità.

Inoltre, conoscere quali operazioni avvengono in un sistema nervoso quando si vive una certa esperienza non implica conoscere il modo in cui tali operazioni causano tale esperienza. Per di più, forniscono solo una conoscenza approssimativa e fintanto non si risolverà il problema della coscienza, le opinioni relative al modo in cui è strutturato il sistema nervoso affinché si manifesti resteranno aperte a revisioni. Si può comprendere perché è molto improbabile, per non dire quasi impossibile, che questo problema si possa risolvere in un prossimo futuro. Infatti, esperti della questione prevedono che ciò non avverrà nei prossimi decenni o in questo secolo (inoltre, alcuni temono che non riusciremo mai a risolvere questo problema).  Con le conoscenze attuali possiamo solo supporre quali esseri siano più o meno senzienti. Al momento possiamo affermare quali non lo sono.

Per questo motivo, è impossibile sapere se un essere dotato di un sistema nervoso centrale possa essere o non essere cosciente. Sappiamo che senza tale sistema è impossibile esserlo, ma non conosciamo il grado di complessità necessario affinché si manifesti la coscienza. Non possiamo conoscere con esattezza quali esseri possano avere esperienze se non conosciamo precisamente quale sia il tipo di struttura necessaria. Inoltre, non possiamo dare risposte a quest’argomento finché non risponderemo al problema di come si manifesta la coscienza.

In questo modo, con i candidati a essere esseri senzienti, vale a dire quegli animali con un sistema nervoso centrale, dobbiamo considerare e non scartare le probabilità che lo siano così come, se davvero lo sono, considerare che possiamo influenzarli con le nostre azioni. Quindi, non dobbiamo considerare questi animali come delle risorse alimentari, ma fare il possibile che non soffrano e che muoiano nell’ambiente naturale in cui vivono.

L’importanza di vivere esperienze positive o negative

Per essere moralmente considerabile è importante che si vivano esperienze negative o positive.

Per le ragioni esplicate nella sezione circa i criteri per avere coscienza, dobbiamo considerare che tutti gli esseri che hanno delle esperienze come risultato del processo evolutivo, le hanno sia positive sia negative.5 Se esistessero esseri ad averle solo positive o solo negative, sarebbero comunque moralmente considerabili.

D’altra parte, possiamo fare un’ultima precisazione, cioè esiste una differenza tra avere esperienze e il fatto che siano positive o negative. Forse è possibile creare un computer che possa avere esperienze alle quali sia totalmente indifferente. Sarebbero esperienze né positive, né negative: il computer le avrebbe e non cambierebbe niente, infatti, gli sarebbe indifferente continuare la propria esistenza. Senza esperienze positive e negative sarebbe indifferente al modo in cui lo trattiamo. Per tanto, sarebbe impossibile nuocergli o fargli del bene. Se il computer provasse qualsiasi tipo di soddisfazione nel continuare la sua esistenza o di frustrazione per la prospettiva della sua fine, avrebbe esperienze positive o negative e sarebbe un essere diverso da quello qui descritto.

Ad ogni modo, questo non è il caso degli animali non umani senzienti, che vivono esperienze positive e negative.


Ulteriori approfondimenti

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Chalmers, D. J. (2003) “Consciousness and its place in nature”, in Stich, S. P. & Warfield, T. A. (eds.) Blackwell guide to philosophy of mind, Oxford: Blackwell, pp. 102-142.

Feinberg, T. E. & Mallatt, J. M. (2016) The ancient origins of consciousness: How the brain created experience, Oxford: Oxford University Press.

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Note

1 Nagel, T. (1974) “What is it like to be a bat?”, Philosophical Review, 83, pp. 435-450.

2 Una struttura dal cablaggio neurale animali potrebbe avere funzioni analoghe.

3 Chalmers, D. J. (1996) The conscious mind: In search of a fundamental theory, Oxford: Oxford University Press.

4 Rees, G.; Kreiman, G. & Koch, C. (2002) “Neural correlates of consciousness in humans”, Nature Reviews Neuroscience, 3, pp. 261-270. Block, N. (2005) “Two neural correlates of consciousness”, Trends in Cognitive Sciences, 9, pp. 46-52.

5 Griffin, D. R. (1981) The question of animal awareness: Evolutionary continuity of mental experience, New York: Rockefeller University Press. Cabanac, M.; Cabanac, A. J. & Paren, A. (2009) “The emergence of consciousness in phylogeny”, Behavioural Brain Research, 198, pp. 267-272. Grinde, B. (2013) “The evolutionary rationale for consciousness”, Biological Theory, 7, pp. 227-236. Ng, Y.-K. (1995) “Towards welfare biology: Evolutionary economics of animal consciousness and suffering”, Biology and Philosophy, 10, pp. 255-285.

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